Storia della Società dell’Ottavo Reparto
La Società dell’Ottavo Reparto nasce nel 1919 con lo scopo di raccogliere informazioni utili alla ricerca dei militari dispersi. Alla fine della prima Guerra Mondiale erano infatti scarse e frammentarie le notizie che i familiari di un militare potevano ottenere attraverso i canali istituzionali per appurare le circostanze di morte o l’iter di internamento presso strutture ospedaliere o manicomi. Fondatrice dell’Associazione fu Teresa Barbieri, una signorina nata “all’ombra della Ghirlandina” con alle spalle una storia già molto avventurosa nonostante la sua giovane età.
L’idea di fondare un ente per la raccolta di informazioni sui militari caduti o dispersi di cui non si avevano più notizie non sarebbe in sé nemmeno tanto originale. Già durante il primo conflitto mondiale infatti operò a Bologna, su iniziativa della Contessa Cavazza, un “ufficio per le notizie” che in modo sicuramente più strutturato e ben organizzato, fornì il medesimo tipo di servizio per tutta la durata della Grande Guerra. Molti furono gli Uffici per le notizie che si attivarono sul territorio nazionale, ma quasi tutti cessarono le attività con il rimpatrio dei militari italiani.
Non tutte le famiglie ebbero però la seppur magra consolazione di sapere quale fosse stato il destino dei propri cari. Uno degli episodi più tragici e memorabili della Grande Guerra in cui il numero dei dispersi fu davvero notevole riguarderebbe la tristemente famosa “disfatta di Caporetto”. Proprio a Caporetto, si perse traccia di un giovane militare che con Teresa Barbieri avrebbe avuto un legame particolare.
La mancanza di notizie spinse la giovane donna ad una ricerca febbrile, a tratti quasi maniacale. Rimasta sola, senza genitori ne fratelli, Teresa si aggrappò ad una flebile speranza di poter ritrovare il proprio unico caro magari internato in un ospedale militare. Non ottenendo informazioni dagli uffici per le notizie, la giovane iniziò una propria personale ricerca le cui difficoltà erano implementate dal fatto che nessuna parentela la legasse al proprio fidanzato senza contare che promuovere questo tipo di iniziative per una donna a quei tempi non fosse cero cosa semplice.
La Barbieri dimostrò una notevole tenacia ed infischiandosene apertamente delle convenzioni fece breccia nel cuore di molti ufficiali che seppur vivessero in un mondo nel quale il maschilismo fosse di fatto accettato, compresero il dolore di quella ragazza dal volto gentile, la cui tristezza ravvivava la fiamma delle sofferenze di un terribile conflitto da poco cocnluso.
L’attività di Ricerca Storica della Società dell’Ottavo Reparto ebbe così inizio. Da allora una piccola ma molto motivata rete di amici, conoscenti o simpatizzanti, proseguì la propria missione di ricerca di verità, estendendola a quanti non avessero ricevuto aiuto dalle istituzioni.
L’attività proseguì per tutto il ventennio fascista ed ancora oltre lo scoppio della seconda Guerra mondiale e dopo l’armistizio di Cassibile. Teresa seppe mantenere un rapporto di vicinanza alle strutture militari, intrecciando rapporti con personaggi influenti.
La vicinanza al mondo militare che molto spesso coincideva con le alte cariche del fascismo, fu un tipo amicizia che le costò la vita poco più tardi, quando nel 1945, durante i tumulti della liberazione del 22 aprile a Modena, la Barbieri scomparve e di lei non si ebbe più notizia. Solamente molti anni più tardi se ne farà menzione in un’intervista ad un partigiano che fu testimone dell’uccisione della donna.
Senza prole ne affini, Teresa fu presto dimenticata e la sua esistenza fu risucchiata nel vortice della storia violenta dell’epilogo di una guerra civile. Ironia della sorte, per decenni nessuno si adoperò per conoscere quali sorti la attesero poco prima di perderne le tracce.

Le origini della nuova società
L’incontro tra Teresa Barbieri e Suor Fausta, una Suora della Carità che forniva assistenza nelle strutture ospedaliere di Modena, fu il momento in cui nacque l’idea di dare vita alla realtà associativa. Il rapporto tra le due donne, dedite alla cura dei militari ricoverati fu infatti determinante e dell’opera di assistenza fornita rimase il ricordo affettuoso di molti degli assistiti. Alla Morte di Suor Fausta, un articolo sui giornali dell’epoca ne ricordò la bontà d’animo e le spoglie furono tumulate nella quadra militare di San Cataldo a Modena, dove la Suora riposò per alcuni anni. Dopo la morte di Suor Fausta, seppur scossa per la grave perdita, Teresa proseguì la propria opera di carità. Purtroppo una consistente parte dei documenti inerenti le attività della Società dell’Ottavo Reparto furono distrutti assieme agli archivi della caserma a ridosso della quale la Società aveva sede. Nel caos della fine di aprile del 1945 e nelle settimane successive, qualcuno pensò bene di salvare una parte degli scritti che saranno rinvenuti solamente molti ani più tardi.
Alla fine degli anni ’70, dopo quasi 40 anni di oblio, grazie ad un ritrovamento fortuito ed alla spontanea collaborazione di uno dei testimoni sopravvissuti, la Società dell’Ottavo Reparto riprende le proprie attività. Ricostruire il suo passato non è stato facile ed alcuni tasselli ancora mancano per offrire un quadro completo di ciò che questa realtà associativa, unica nel suo genere, fu per molti anni.
La storia della seconda guerra mondiale che vide i Modenesi, come gli italiani tutti, divisi tra fascismo ed anti fascismo prima e tra resistenza e Repubblica Sociale poi, è stata per anni un argomento delicato, la cui trattazione avrebbe potuto esporre qualsiasi relatore ad accuse di revisionismi, nostalgie od eccessi di parte, qualsiasi di queste si intendesse peraltro sostenuta.
Ancora oggi ci si rende conto di quanto sia difficile parlare delle inevitabili “sfumature” che contraddistinguono la storia vera, quella che non è stata confezionata per essere tramandata con separazioni nette tra “bianco e nero” per quanto banale possa sembrare questo concetto. Ciò nonostante, trattare questi aspetti in presenza dei discendenti delle vittime di ambo le parti, a fine anni ’70, risultò spesso inopportuno. Solo il tempo avrebbe potuto lenire i rancori di una sofferenza che lasciò a covare come brace sotto la cenere quelle verità che tanto si sarebbero volute far emergere.
Così il piccolo ma affiatato gruppo di ricercatori Modenesi, ricostituitosi con la medesima missione avviata nel 1919 si mise a raccogliere con discrezione e grande rispetto, tutti i documenti e le testimonianze dei reduci della seconda guerra mondiale che per qualche decennio furono ancora numerosi. Nessuna distinzione fu fatta, ne di carattere politico ne di preferenza territoriale. Ogni testimonianza era preziosa come oggettivo riscontro di verità sia che fossero palesi sia che necessitassero di verifiche.
Per oltre 30 anni il gruppo ha effettuato ricerche autofinanziandosi, ed il sempre crescente numero di testimonianze e documenti che nel tempo emersero stava restituendo un quadro più ampio e meglio definito di ciò che fu l’attività della Barbieri nel periodo antecedente la sua scomparsa.
Nel 2010 un nuovo Statuto conferì all’Associazione maggiore autonomia e credibilità negli ambienti istituzionali. La Società dell’Ottavo Reparto si accreditò quindi presso gli enti carattere storico di maggiore rilievo.
Nonostante le difficoltà incontrate lungo il suo percorso di crescita e nonostante le frequenti partenze ed arrivi di soci le cui finalità furono solo apparentemente quelle condivise, la Società dell’Ottavo Reparto è ancora qui, immutata nello spirito e negli intenti.

Ottavo Reparto oggi
La Società dell’Ottavo Reparto è oggi forte di un esiguo ma tenace gruppo di persone accomunate da un solo obiettivo; la ricerca delle tante piccole conferme di una grande ed unica verità storica.
L’associazione si auto finanzia ed ha come unico obiettivo di “arricchimento” quello della crescita di un patrimonio storico culturale che possa essere tramandato alle generazioni future attraverso documenti, filmati, testimonianze, fotografie e tanti piccoli e grandi oggetti che aiutino a dare un quadro il più possibile dettagliato e verosimile di ciò che fa ormai parte del passato ma che ci aiuta a comprendere il nostro presente.
