Storia della Società dell’Ottavo Reparto

La Società dell’Ottavo Reparto nasce nel 1919 con lo scopo di raccogliere informazioni utili alla ricerca dei militari dispersi in combattimento.

Nel giugno del 1915 su iniziativa della Contessa Biancocini cavazza di Bologna era nato l’Ufficio per notizie alle famiglie dei militari che ricalcava il modello dell’analogo ufficio francese. Lo scopo era quello di semplificare e soprattutto accelerare le comunicazioni relative ai militari al fronte tra il Ministero della Guerra e le rispettive famiglie.

Dopo la fine della prima Guerra Mondiale la preziosa attività di questo istituto cessò definitivamente.

I militari dispersi o gli internati dei quali non si avevano notizie erano tuttavia numerosi.

Appurare le circostanze di morte o l’iter di internamento presso strutture ospedaliere o manicomi non era impresa facile per i famigliari di un soldato.

Proprio negli ospedali militari avevano offerto la propria opera di assistenza ai malati numerose religiose appartenenti a diversi ordini monastici, ma anche donne che ancorché inesperte in ambito sanitario, si rendevano disponibili per i compiti più umili.

All’Ospedale Campori di Modena, Suor Fausta, di battesimo Margherita Finco dell’Ordine delle Suore della Carità, fu un esempio di generosità che ispirò numerose persone tra gli assistiti, il personale sanitario ed i volontari che la conobbero.

Suor Fausta morirà in quello stesso anno, il 1919, dopo aver contratto l’influenza spagnola mentre curava i suoi assistiti. Suor Fausta sarà ricordata e celebrata sui giornali dell’epoca proprio per la sua bontà d’animo.

Le origini della nuova società

La missione di carità di Suor Fausta ispirò l’opera di Teresa Barbieri, una giovane donna con la quale strinse amicizia durante il servizio di assistenza ospedaliera. Solamente dopo qualche mese dalla scomparsa della suora, Teresa decise di fondare la Società dell’Ottavo Reparto.

L’intento di Teresa Barbieri era quello di aiutare le famiglie a ritrovare i propri congiunti, fossero questi ricoverati, internati o morti in circostanze da appurare.

Teresa si avvalse dei locali che potevano esserele concessi dalle canoniche delle chiese modenesi o dalle foresterie di qualche caserma il cui comandante fosse maggiormente disposto a fornire aiuto.

Per finanziarsi creò un circolo all’interno del quale potessero essere scambiati libri e riviste usate a prezzi modici ma utili e sufficienti a coprire le spese di corrispondenza con gli uffici pubblici, i cappellani militari e le strutture ospedaliere che potessero fornire informazioni utili.

Il “circolo” tesserava gratuitamente le famiglie dei militari che chiedessero aiuto, mentre concedeva attestazioni di benemerenza a chi offrisse piccole o grandi somme per sostenere l’attività di ricerca.

L’attività proseguì per tutto il ventennio fascista ed ancora fino alla fine della seconda Guerra mondiale.

A seguito degli scontri che coinvolsero Modena tra il 22 ed il 25 aprile 1945 con l’ingresso degli alleati in città, di Teresa Barbieri si perse ogni traccia.

Gran parte dei registri, lo schedario ed i documenti della Società dell’Ottavo Reparto furono distrutti unitamente ai documenti della ex 72° Legione Farini di Modena presso la caserma della quale aveva sede la Società in quel periodo.

Solamente alcuni diari, poche foto, la bandiera e qualche oggetto personale faranno ritorno nel corso degli anni grazie a chi generosamente ha aiutato a ricostruire la storia della Società dell’Ottavo Reparto.

La fondatrice della Società dell'Ottavo Reparto in una delle poche foto giunte ai giorni nostri.

La Società dell'Ottavo Reparto oggi

I diari, le foto ed i pochi oggetti rimasti hanno offerto lo spunto per proseguire la ricerca sulla storia della Società nel dopoguerra. Dell’attività svolta dal 1919 al 1945 si ha una conoscenza ancor oggi lacunosa, ma di quando in quando un piccolo tassello riemerge durante lo sgombero di qualche soffitta o in un documento rinvenuto ai mercatini di antiquariato.

Teresa Barbieri non aveva famiglia ne figli ma la società sopravvisse anche dopo la sua scomparsa e grazie a chi ne ha tramandato anche solo qualche racconto orale, ancora oggi va avanti nella propria missione di ricerca storica dopo oltre un secolo di vita.